Riconosciuto ormai universalmente da tutte le comunità scientifiche come l’unico alimento in grado di soddisfare in maniera completa le esigenze del lattante, il latte materno risulta fondamentale per l’apporto di nutrienti e di fattori funzionali quali anticorpi ed ormoni: approfondiamo l’argomento con il nostro nutrizionista, il Dott. Andrea Del Seppia.
La composizione del latte materno è ottima per fornire al neonato i giusti nutrienti in quantità e proporzioni. Grazie alle immunoglobuline, lattoferrina, lisozima e cellule del sistema immunitario (macrofagi, linfociti e neutrofili), ha una funzione “immunitaria” verso numerosi patogeni (virus e batteri) e riduce l’incidenza di allergie alimentari in età adulta. Si tratta di un alimento sempre disponibile, fresco, alla giusta temperatura (corporea), prezioso, inoltre, anche per l’efficacia che ha sul legame madre-figlio e sul benessere psicologico che scaturisce in entrambi dalla pratica dell’allattamento. Vari studi scientifici dimostrano che, oltre alla buona salute del bambino e al suo corretto sviluppo, l’allattamento al seno riduce per la donna il rischio di cancro al seno, alle ovaie, il rischio di diabete di tipo 2 e di depressione post-parto.
Ma quali sono le caratteristiche del latte materno? Vediamole insieme…
Innanzitutto, la composizione varia da persona a persona e dall’inizio alla fine del periodo di allattamento, adattandosi alle esigenze di crescita del neonato. Per esempio, il colostro prodotto dal primo al quinto giorno di lattazione è più ricco in proteine e immunoglobuline rispetto al latte di transizione, secreto dal quinto giorno di lattazione e dal latte maturo, per la necessità del neonato di sviluppare tessuti e immunità. La composizione media comunque varia circa dallo 0.6 all’1.4% di proteine, dal 3 all’8% di grassi, dal 6.5 al 8% di carboidrati e contiene circa uno 0.2% di sali; il resto è acqua. Di contro, l’allattamento artificiale può comportare una maggiore incidenza di obesità infantile (diabete di tipo I e II), una minore resistenza alle patologie e un minore sviluppo. Nelle madri, il mancato allattamento al seno è associato a un’aumentata incidenza di carcinoma mammario in premenopausa, carcinoma ovarico, aumento di peso gestazionale, diabete di tipo II, infarto miocardico e sindrome metabolica.
Passiamo ora ai fabbisogni nutrizionali: secondo i LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia) il fabbisogno energetico della nutrice in allattamento va a incrementarsi a seconda della produzione di latte che va dai 750 ml/dia agli 810 ml/dia, per cui necessiterà di un aumento dell’apporto calorico dalle 450 alle 550 kcal/dia. La quantità può variare comunque da donna a donna in base a numerosi fattori quali, per esempio, età e peso raggiunto alla fine della gravidanza dalla mamma e dimensioni del bambino.
Parlando ora di alimentazione della mamma durante l’allattamento, risulta fondamentale tenere presente che la qualità del cibo introdotto si riflette sulla qualità del latte che verrà assunto dal lattante. Per l’allattamento valgono, quindi, le stesse raccomandazioni previste per la gravidanza. In generale, è consigliato seguire un’alimentazione varia e bilanciata composta da frutta, verdura e cereali, meglio se integrali, importanti fonti di fibra alimentare. Rispetto alla gravidanza, l’apporto calorico deve essere aumentato: si consigliano, quindi, 4-5 porzioni settimanali di legumi, fonti di proteine vegetali e fibra alimentare, da alternare a carne, pesce, uova e formaggi.
Il pesce è importante per una corretta assunzione di DHA, importante per lo sviluppo delle strutture cerebrali e retiniche.
Sono consigliate almeno 2 porzioni di pesce, fino a 3-4 porzioni a settimana, meglio se pesce azzurro di taglia piccola (sarde, alici, sgombro) piuttosto che pesci di grossa taglia come tonno e pesce spada, accumulatori di contaminanti (EFSA 2015). Per quanto riguarda i grassi è da preferire olio evo e acidi grassi essenziali che si trovano prevalentemente in semi oleosi (per es. lino, noce, mandorla e soia) e pesce azzurro.
Tra i micronutrienti, un’attenzione particolare deve essere rivolta al calcio, presente soprattutto in latte e derivati; al ferro che troviamo, per esempio, nei legumi; alla vitamina B12 che possiamo trovare nelle uova e in pesci come salmone e sardine; all’acido folico, di cui sono ricche le verdure a foglia larga e vitamina D.
Tutta la frutta secca, ricca in acidi grassi mono e polinsaturi, potrebbe costituire un ottimo snack almeno una volta al giorno.
È importante, inoltre, mantenere un elevato apporto di acqua di cui si raccomanda un aumento di circa 700 ml al giorno, rispetto a quanto consigliato per le donne che non allattano (2000 ml).
A questo punto non ci resta che elencare gli alimenti da evitare: come quelli che possano apportare un cattivo sapore al latte, rendendolo sgradevole al lattante o causare delle tossinfezioni alimentari. Nel primo caso, sono controindicati cipolla, prezzemolo, carciofi, broccoli, cavoli e asparagi. Nel secondo caso, si sconsiglia, invece, l’assunzione di crostacei, molluschi, selvaggina e uova crude. Inoltre, se il lattante soffre di coliche gassose, evitare tutti i latticini, legumi con buccia e frutta secca. Si ricorda sempre che essere seguiti da uno specialista in nutrizione è la migliore soluzione per assicurare il giusto apporto di nutrienti e nelle quantità adeguate ad ogni singola mamma.
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